Il Giglio di San Giovanni: quando il candore incontra il sangue della passione.

 

Giglio di San Giovanni

Se nella grande varietà di fiori esistenti si dovesse pensare ad uno da sempre caro alle madri, il pensiero immediatamente volerebbe ai petali generosi e languidi del giglio, che fiorisce allegro proprio di questa stagione. La varietà più comune, infatti, la si ritrova in ogni raffigurazione della Vergine che riceve dall’angelo la notizia di un’inspiegabile ma sacra gravidanza, che San Gabriele annuncia a Maria portandole appunto in dono un virgulto di questo fiore.

Giglio di San Giovanni

In realtà il Santo non aveva fatto altro, con questo gesto, che perpetuare nel tempo una lunga tradizione che allacciava il noto episodio biblico ad un passato nobile ben più remoto. In antichità, infatti, si diceva che questo fiore fosse la gioia di tutte le madri, perché nato dal latte dei seni della florida Giunone, moglie di Giove e madre, appunto, di gran parte del pantheon conosciuto. In Siria, ancora prima, era già simbolo di fertilità ed in Grecia ornava il capo di Demetra, dea della terra e, appunto per questo, madre ancestrale anch’ella. A Roma, più tardi, fu caro a Lucinia, la dea che apriva gli occhi dei neonati, appunto, alla luce ed era il ramo felice tra le dita di Spes, la dea romana della speranza. Giovinezza, matrimonio, fertilità e parto erano, in antico, intimamente connesse alla bellezza di questo bocciolo, con un’unica eccezione: la varietà dai petali di colore rosso-arancio.

Giglio di San Giovanni

Quest’ultima non poteva vivere della purezza del più noto e tradizionale simbolo del frutto dell’amore coniugale: i suoi petali quasi cremisi ne sembravano infatti l’antitesi esatta e più che simbolo del candore divennero ben presto emblema di un tragico destino di morte. Il colore così vivo dei suoi petali, infatti, finì con l’essere associato al sangue di uno dei delitti più efferati e, al contempo, più famosi della storia di tutti i tempi, quello di San Giovanni Battista. L’asceta che battezzò Cristo, infatti, non era minimamente interessato alla vita mondana e la sua predicazione indomita e sprezzante ai danni della ricca e dissoluta corte di Erode gli costò la vita.

 

La giovane principessa Salomé, infatti, per vendicare l’onore ferito della madre, attaccata più volte dal profeta per i suoi costumi, chiese la testa di Giovanni quando Erode, stregato dalla sua danza sensuale, le disse “chiedimi tutto quello che vuoi”. Il contrasto biblico tra due realtà opposte, rigida austerità del santo e crudele sensualità della giovane, visse per secoli nell’immagine della testa del Battista, stesa su un vassoio d’argento tra le mani della nuda Salomé. Cosi il sangue del sacrificio di Giovanni infranse la purezza del giglio, lordandolo del rosso arancio che caratterizza quello che porta ancora oggi, a ricordo, il nome del santo.

USCITO IL MIO LIBRO

Uscito il mio libro “L’Odore del Selvatico” per Edizioni Kirke

Giglio di San Giovanni