LA PRESENTOSA, IL FARO DELL’AMORE E DELLA FORTUNA

“Ogni gioiello è una scultura in miniatura”.

Mai un’affermazione fu più azzeccata come nel caso di uno dei monili abruzzesi più conosciuti, la Presentosa.

 

Questi gioielli tondeggianti con dentellature d’oro e filigrana, devono il loro nome alle “presentenze”, la presentazione del fidanzamento, o più banalmente, ai “presenti” (regali) che i genitori del futuro sposo donavano alla sposa come pegno e come portafortuna. Pare che la forma sia stata ispirata dal rosone di Santa Maria di Collemaggio: un trionfo di intarsi che però lasciano trapelare sapientemente luce, fede e speranza. La Presentosa è quindi dapprima un pegno d’amore, il simbolo e il sugello di un amore indissolubile ed esclusivo. Si evolve però anche come vero e proprio amuleto, sicuramente come primo strumento di comunicazione visiva. D’Annunzio, citandolo per la prima volta ne “Il trionfo della morte” ha voluto sottolineare questa sua funzione: la protagonista femminile, Ippolita, viene descritta con una presentosa al collo con due cuori al centro, come a voler sottolineare lo stato non libero della stessa, rivelando cosí, con poche parole, il leitmotiv dell’opera. Eludendo perciò da un discorso prevalentemente estetico, importante è sottolineare l’origine magica di questo oggetto, che va a perdersi nella cultura rurale delle zone fra Agnone (nel ‘700 ancora appartenente all’ Abruzzo) e Pescocostanzo. In essa si ritrova l’essenza delle genti d’Abruzzo, che unisce la tenacia e resistenza di uno spirito  abituato a transumanze lunghe ed estenuanti a l’amore e la devozione per la casa e la famiglia.

 

 

Un “amuleto” capace di attirare sulla coppia ogni genere di forza positiva, capace di donare prosperità e felicità esorcizzando la paura primordiale della morte e dell’ignoto tipiche dell’animo umano: le energie negative, d’altro canto, venivano attirate e imprigionate nella fitta trama della filigrana che, evidentemente, non aveva solo valore estetico. Un gioiello “talismano” non ad appannaggio esclusivo delle persone facoltose, come accadeva per altri monili da sfarzo: non c’è traccia di presentose antiche forgiate solo in oro, forse perché l’utilizzo esclusivo di questo metallo duttile avrebbe reso la lavorazione impossibile.

Le persone meno abbienti usavano mischiare all’oro il rame, evenienza che non faceva assolutamente diminuire di valore l’oggetto in sé. Ecco perché troviamo (e ri-troviamo nelle  produzioni recenti) l’ oro rosso : è la presenza di rame che conferisce queste sfumature e come se non fosse abbastanza, per aumentarne il valore, veniva filigranato all’interno.

Non è un fatto marginale.

Ciò condusse le donne a cucire sui vestiti da sposa, all’epoca non bianchi ma coloratissimi, delle “pezze” di tessuto più scure, solitamente nere o rosse, che avrebbero poi posizionato sull’abito dove cadeva il ciondolo, per esaltarne la lucentezza e per mettere a conoscenza gli altri che l’unione dei due sposi era benedetta  e fortunata.

Ci sono molte varianti della Presentosa, ognuna con un valore unico e speciale: con un cuore, regalato dai padri alle ragazze nubili; con due cuori, simbolo di impegno e fedeltà, e con 2 cuori e la mezzaluna (ma anche nastro e chiave), regalato dai mariti alle mogli come dimostrazione di amore e impegno maturo e persistente. È proprio questa ultima versione che cela anche un legame tra cristiano e pagano: la mezzaluna si riferisce al culto sacro di Diana, all’origine della vita, alla fertilità che, legata ai due cuori, simbolo di amore fedele e casto, danno l’immagine convenzionale della Vergine Maria. Recentemente la versione con un solo cuore al centro ha assunto anche carica simbolica per celebrare l’amicizia: qualunque sia la natura del legame, c’è la possibilità di esprimerlo regalando questo magnifico, versatile ciondolo.

Ecco perché nessuna forza oscura, per quanto potente, può vincere la maestosità e la potenza della Presentosa, un gioiello, un talismano nato dalla promessa d’amore e di fedeltà di un uomo per la sua amata.

La più bella realizzazione tangibile dell’amore romantico che, fortunatamente, resiste al tempo.

Uscito il mio libro “L’Odore del Selvatico” per Edizioni Kirke

Di Silvia Collalti