Neve di aprile. LA NEVE DEL CUCULO

 

 

LA NEVE DEL CUCULO

Mario Rigoni Stern, in un capitolo del suo libro “Sentieri sotto la neve”, racconta le diverse tipologie di neve e il modo in cui venivano chiamate sul suo Altopiano di Asiago, anche detto “dei Sette Comuni”.

Ho tante nevi nella memoria: nevi di slavine, nevi di alte quote, nevi di montagne albanesi, di steppe russe, di lande polacche. Ma non di queste intendo parlare; dirò di come le nevi un tempo venivano indicate dalle mie parti: nevi dai più nomi, nevi d’antan, non considerate nei bollettini delle stazioni di sport invernali”.

La neve di aprile, quando la primavera è già entrata alle nostre porte, è chiamata “La Kuksneea”, la neve del cuculo, un gioioso uccello che risvegliava il bosco:

“Non è sempre presente, ma non è nemmeno rara. Sui prati che incominciano a inverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma molto, perché prima ancora del sole la terra in amore la fa sciogliere. Come la swalbalasneea è la neve della rondine, la kuksneea è la neve del cuculo perché è lui, il gioioso uccello risvegliatore del bosco, che qualche volta la chiama per divertirsi quando si sfalda dai rami delle conifere: per lui che viene dall’Africa, questa cosa bianca e soffice e fredda è rara e curiosa”.

 


Durante la sua vita Mario Rigoni Stern ha imparato a conoscere e a descrivere vari tipi di neve a secondo dei mesi.

Brüskalan era la prima neve dell’inverno, quella vera, con un odore pulito e leggero. In breve copriva la polvere nelle strade e l’erba secca sui pascoli.

Poi diventava Sneea: neve abbondante e leggera.

Con il finire dell’inverno, quando si sentiva il primo canto delle allodole, la Sneea diventava Haapar, una neve che il sole scioglieva in mille gocce e appariva il bruno del suolo.

Con l’Haapar arrivava poi l’Haarnust, la vecchia neve che verso primavera, nelle ore calde, ammorbidiva in superficie e con il freddo della notte induriva

Poi arrivava la Swalbalasneea, che era la neve delle rondini. La neve di marzo che cadeva dopo l’arrivo delle rondini: a volte soffice, a volte bagnata, a volte come tormenta o anche calma in dilatate falde.

Ad aprile arrivava la Kuksneea, non è sempre presente, ma non è nemmeno rara. Sui prati che incominciavano a inverdire e dove erano fioriti i crochi non si fermava molto, perché prima ancora del sole la terra in amore la faceva sciogliere. Come la swalbalasneea è la neve della rondine, la kuksneea era la neve del cuculo perché era lui, il gioioso uccello risvegliatore del bosco, che qualche volta la chiamava per divertirsi quando si sfaldava dai rami delle conifere: per lui che veniva dall’Africa, questa cosa bianca e soffice e fredda era rara e curiosa

A maggio, quando i prati si coloravano del giallo solare dei fiori del tarassaco e le api erano indaffarate nella raccolta del polline, ecco che arrivava la Bàchtalasneea, la neve delle quaglie. Durava solo poche ore, ma sufficiente per far paura agli uccelli e dare morte alle api sorpese fuori dalle arnie.

L’ultima neve caduta si chiamava forse Kuasneea, la neve delle vacche, perche queste in estate si trovano sui pascoli in montagna. Rigoni Stern diceva non di non averla mai vista e pensava che bisognava chiederlo a chi allora aveva cent’anni e che di questa neve rimaneva memoria e data nei nati in quei giorni: Nives, Nevino, Bianca, Nevio…

di Ercole Wild

Foto di Ercole Wild, fatte nel comune di Massa D’Albe, nel Parco Naturale Regionale Sirente Velino

Il mio libro L’Odore del Selvatico


Fonti. Bibliografia:

“Sentieri sotto la neve” Sedici racconti di voci contro il silenzio che incombe sulla nostra storia e la nostra identità (Einaudi). Di Mario Rigoni Stern 

Foto dal web