La montagna in un libro: 15 titoli consigliati

“Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro.”

Ed è con questa bellissima citazione di Henry David Thoreau che vogliamo introdurvi nel mondo delle letture di montagna.

Abbiamo preparato un elenco di quindici libri (non una classifica) che più ci hanno appassionato e che raccontano la montagna dalle valli, ai boschi e alle vette.

In questo percorso di letture, la montagna, come forma narrativa, riesce a risvegliare il rapporto con la natura e a dare luce a quegli aspetti che trasformano l’andare per monti in un vero e proprio stile di vita.

Se anche voi amate il silenzio delle montagna, il respiro del bosco, il volo dell’aquila, l’ululato del lupo, il verde dei prati e i panorami delle vette, prendetevi un po’ di tempo in più per voi stessi e fatevi affascinare dalla lettura del magico mondo di Madre Natura.

 

Qui

Dove il tuo corpo si lascia accarezzare dagli elementi.

Dove il tuo pensiero respira e si protende più in alto ancora.

Dove il tuo passo comprende il cuore di queste altezze.

Dove il tuo sguardo ammira l’infinito.

Qui riconosciamo quel senso indicibile di liberazione che è la montagna.


Walden ovvero Vita nei boschi

di Henry David Thoreau

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel luglio 1845 Henry Thoreau, a ventotto anni, lascia la sua città natale e va a vivere sulle rive del lago Walden, in una capanna da lui stesso costruita, e vi rimane oltre due anni. Nella quiete dei boschi coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura o fino a qualche villaggio vicino, scrive, fa piccoli lavori in casa, nuota. Thoreau vuole “marciare al suono di un tamburo diverso” e cerca la libertà immergendosi nei ritmi della natura. Testo seminale della consapevolezza ambientalista e caposaldo della controcultura americana, “Walden” è il resoconto autobiografico di questo esperimento di vita solitaria, la cronaca quotidiana di un ritorno alla semplicità, una dichiarazione d’indipendenza dalla pochezza morale di una società dedita all’accumulazione di ricchezza.


In terre lontane

di Walter Bonatti

 

 

 

 

 

 

 

 

Verso la metà degli anni Sessanta, al culmine della stagione di successi e di mitiche scalate che già lo hanno fatto entrare nella leggenda dell’alpinismo, Walter Bonatti da inizio a un nuovo capitolo della propria vita: si dedica a quel concatenarsi di avventurose esplorazioni che lo portano nelle regioni più remote e affascinanti del pianeta, a diretto contatto con una natura grandiosa e primordiale. Ne escono questi resoconti assolutamente memorabili che si pongono ben oltre gli orizzonti tradizionali del racconto di viaggio. Quello che Bonatti sa far emergere in questo libro, è la pratica concreta – fatta di gesti antichi, di ascolto degli istinti più remoti – della ritrovata armonia tra l’uomo e ogni battito di vita presente sulla vecchia Terra.


Alpinismo eroico

di Emilio Comici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Alpinismo eroico” raccoglie tutti gli scritti di Emilio Comici. Si tratta delle relazioni delle salite compiute dall’alpinista triestino tra il 1925 e il 1940 che conservano quasi sempre il dono della spontaneità e dell’immediatezza. Di Comici lasciano intravvedere, più che l’eroe, l’uomo che davanti alla montagna e alla sua bellezza non può che provare smarrimento. Riproporre oggi i pensieri di questo alpinista, divo ante litteram e al contempo divulgatore appassionato di un modo nuovo di arrampicare, significa rimettere a fuoco non solo la persona di Comici, ma anche la sua funzione storica alla luce di quanto è stato fatto dopo di lui.


Il richiamo della foresta

di Jack London

 

Una grande storia, una magnifica metafora del rapporto fra natura e creature vi-venti, un capolavoro capace di poesia e ferocia che parla al cuore dei lettori di o-gni età. Rapito e condotto tra i ghiacci del Klondike, all’epoca della febbre dell’o-ro, Buck viene picchiato e costretto a divenire un cane da traino, sperimentando i molteplici volti dell’animo umano, meschinità e grandezza, cupidigia e altruismo, aggressività e affetto. Nelle molteplici esperienze apprende la fatica e l’orgoglio dei cani da slitta e si trova più volte costretto a lottare per sopravvivere, finché la lezione del bastone e della zanna fa riaffiorare in lui l’ancestrale istinto selvaggio. Sfruttato duramente dai suoi ultimi padroni, Buck viene salvato da John Thornton, con il quale ritrova l’amore per l’uomo. Ma il richiamo della foresta e della natura si fa dentro di lui sempre più irresistibile…

 

 

 

 

 


 

 

Il mio mondo verticale

di Jerzy Kukuczka

 

 

Jerzy Kukuczka è stato il secondo uomo al mondo, dopo Reinhold Messner, ad aver scalato tutti i 14 ottomila della terra. Compì questa straordinaria impresa nel breve arco di otto anni, dal 1979 al 1987, lottando oltre che con la montagna, soprattutto con condizioni economiche precarie. Nel farlo realizzò dieci vie nuove e quattro prime invernali su Dhaulagiri, Cho Oyu, Kanchenjunga e Annapurna. Questo libro scritto in maniera semplice e diretta, ci restituisce le sensazioni e le emozioni di un alpinista appassionato, impulsivo e capace di anteporre le grandi montagne himalaiane a ogni altro interesse. Kukuczka fu il simbolo di un alpinismo leale, pulito e rispettoso delle regole del gioco. Quando gli fu chiesto perché continuasse a scalare, disse con semplicità: Penso che la migliore risposta la diede Mallory. Interrogato sul perché volesse conquistare l’Everest, rispose: perché esiste. Nel 1989 precipitò mentre si trovava a 200 metri dalla cima del Lothse che stava scalando per l’inviolata parete Sud. Il suo corpo fu rinvenuto alla base della parete, 3000 metri sotto il luogo dell’incidente, sepolto in un crepaccio.

 

 

 


Camminare

di Henry David Thoreau

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un saggio breve e folgorante, profetico, in cui il maestro del pensiero americano dell’Ottocento mette in guardia dai pericoli della civiltà industriale. Un libro che individua nella natura selvaggia la vera patria dell’uomo e nel vagabondare per boschi la salvezza spirituale. Un inno alla libertà dell’uomo che vede nel camminare un moto di elevazione spirituale, un itinerario interiore verso la purezza infinita e divina.


Le otto montagne

di Paolo Cognetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura. Lo ha imparato Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.


Montagne di una vita

di Walter Bonatti

 

 

Una raccolta di storie che tiene col fiato sospeso, come i migliori racconti d’avventura sanno fare, ma con in aggiunta il brivido della vita vissuta. Un atleta entrato nel mito, un uomo che ha scritto la storia dell’alpinismo, ci conduce con lui su sentieri impervi e tra rocce scoscese, dal Monte Bianco, alla Patagonia, alla salita in solitaria della parete Nord del Cervino. In quello che è diventato un classico della letteratura di montagna, Walter Bonatti ripercorre le imprese indimenticabili che hanno costellato i quindici anni della sua grande stagione alpinistica, fino alla sofferta decisione di chiudere con quel mondo per dedicarsi all’avventura e all’esplorazione.

 

 

 

 

 

 


Nature

di Ralph Waldo Emerson

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicati a distanza di quasi dieci anni l’uno dall’altro, i due saggi che compongono questo volume, entrambi intitolati Nature, hanno avuto una fortuna completamente diversa: il primo, del 1836, è considerato il manifesto del trascendentalismo americano, il secondo, del 1844, è rimasto pressoché nell’ombra. Nei due testi, in cui si incontrano passi di grande respiro poetico, Emerson mette a punto i capisaldi della sua filosofia: una concezione in cui «la natura è simbolo dello spirito», e dunque va letta e interpretata. Nella natura emersoniana, restituita con la forza straordinaria di immagini tradotte dall’esperienza nella scrittura, l’uomo deve ritrovare il proprio posto, per ripristinare quel dialogo tra natura e Dio che pervade il creato. Al centro dei due saggi c’è dunque l’invito a ristabilire un equilibrio che può darsi soltanto nella «corrispondenza», nella fratellanza, nella comunione con la natura: l’uomo – soprattutto l’individuo adulto, che ha disimparato a farlo – deve tornare a riconoscere l’ammiccare della natura, deve tornare a leggerla dentro di sé e nel medesimo spirito che pervade l’universo. In questo percorso l’uomo è assistito, accompagnato dalla natura, ma solo se si abbandona a un rapporto originale con l’universo, se torna a guardare «Dio e la natura faccia a faccia». Nell’incipit del saggio del 1836 c’è tutta la potenza dell’oratoria emersoniana: è quasi un invito alla giovane nazione americana a liberarsi dai fardelli del passato e dal debito verso le generazioni precedenti per ascoltare solo la propria voce interiore nel confronto con la natura. In questo spazio aperto dal dialogo tra uomo e natura si colloca l’arte: se è vero che la natura ha leggi proprie, c’è in essa una componente dinamica con cui l’uomo può interagire. In particolar modo il poeta, che interpreta la natura, «adegua le cose ai suoi pensieri» e vi imprime il suo essere.


Escursioni ed ascensioni iemali nell’Abruzzo Ulteriore II. Le prime escursioni invernali sul Velino e sul Sirente (1881)

di Enrico Abbate

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel febbraio 1881, Enrico Abbate ed Edoardo Martinori, membri della sezione di Roma del Club Alpino Italiano, intrapresero un cammino nel selvaggio Abruzzo, alla scoperta di montagne innevate e luoghi incantati. Qui scalarono per la prima volta in inverno il Monte Velino e il Monte Sirente, per poi scendere nella Valle Subequana e giungere a Scanno, attraverso le Gole del Sagittario, e infine al Piano delle Cinque Miglia.


Camminare

Elogio dei sentieri e della lentezza

di David Le Breton

Percorrere sentieri e rotte insolite, sondare foreste e montagne, scalare colline solo per il piacere di ridiscenderle, poter contare solo sulle proprie forze fisiche, esposti di continuo agli stimoli del mondo fuori e dentro se stessi: questo è il camminare, un anacronismo in una contemporaneità che privilegia la velocità, il rendimento, l’efficienza.

Per Le Breton camminare è un lungo rito d’iniziazione, una scuola universale, una filosofia dell’esistenza che purifica lo spirito e lo riconduce all’umiltà, un atto naturale e trasparente che restaura la dimensione fisica del rapporto con l’ambiente e ricorda il sentimento della nostra esistenza.

Dieci anni dopo Il mondo a piedi (Feltrinelli 2001), David Le Breton torna sullo stesso tema, “come un camminatore che torna, anni dopo, su un percorso che ha immensamente amato”.

Uomo di grande sensibilità e cultura, illuminato interprete del suo tempo, Le Breton raccoglie in queste pagine schizzi paesaggistici, riflessioni e aneddoti sul camminare e sui camminatori, rievoca tradizioni e personaggi storici, e ci offre un punto di vista inedito e ispirato su un aspetto insolito del viaggio.

 

 


Meditazioni delle vette

di Julius Evola

 

 

 

 

 

 

 

 

La predilezione di Julius Evola per le altezze spirituali e per le vertigini metafisiche del pensiero ebbe una controparte concreta: il filosofo tradizionalista praticò negli anni Venti e Trenta l’alpinismo più audace con scalate di sesto grado superiore e arrampicate sui ghiacci, cosa che nel mondo della cultura lo accomuna a personaggi come Aleister Crowley e Dino Buzzati. Di queste sue esperienze scrisse su pubblicazioni specialistiche e sulla stampa diretta a lettori generici non solo trasfigurandole magistralmente alla luce del mito, del simbolo e di una spiritualità superiore, ma anche collegandole alla vita quotidiana, alle trasformazioni della società. Nella quinta edizione riveduta, corretta e ampliata di questa antologia, apparsa per la prima volta nel 1974 con l’approvazione dell’autore, si troveranno 20 testi apparsi fra il 1927 e il 1942, più due del dopoguerra, quando il filosofo era ormai immobilizzato, che permettono di annoverare Meditazioni delle vette fra i “classici” della letteratura di montagna, anche se sui generis.

 


Andare in montagna è tornare a casa. Saggi sulla natura selvaggia

di John Muir

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Andare in montagna è tornare a casa” raccoglie dieci scritti di John Muir che sono altrettanti inni alla natura selvaggia. Dalla Yosemite Valley alle vette inviolate della Sierra Nevada e fino ai remoti ghiacciai dell’Alaska, le parole di Muir riescono a comunicare al lettore l’entusiasmo, il rispetto e una visione autenticamente spirituale della wilderness che lo hanno reso un’icona del moderno conservazionismo – il “profeta” dell’ambientalismo mondiale. In questi scritti, la gran parte dei quali inediti in Italia, lo sguardo del naturalista si combina a quello del poeta, e quello dello scienziato a quello dello scrittore, riuscendo a toccare la mente e il cuore in modo unico e forse irripetibile nella storia della letteratura naturalistica. Per Muir, tutto in natura ha la capacità di suscitare meraviglia e di rimandare a un significato ulteriore, tanto semplice quanto vasto e denso di significato – un fiore sconosciuto, l’ululare del vento, la neve che cade, le montagne solo apparentemente immobili. Non vi è elemento, né forma di vita, che ai suoi occhi non sia degno di essere celebrato e compreso.


Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale

di Stefano Mancuso, Alessandra Viola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le piante sono esseri intelligenti? Partendo da questa semplice domanda Stefano Mancuso e Alessandra Viola conducono il lettore in un inconsueto e affascinante viaggio intorno al mondo vegetale. In generale, le piante potrebbero benissimo vivere senza di noi. Noi invece senza di loro ci estingueremmo in breve tempo. Eppure persino nella nostra lingua, e in quasi tutte le altre, espressioni come “vegetare” o “essere un vegetale” sono passate a indicare condizioni di vita ridotte ai minimi termini. “Vegetale a chi?”. Se le piante potessero parlare, forse sarebbe questa una delle prime domande che ci farebbero.


 

Tempo da lupi

di Bruno D’Amicis

 

 

 

 

 

 

 

Freddo. Vento e pioggia, magari con nebbia o neve. “Tempo da lupi” suggerirebbe la saggezza popolare, sottolineando come miserabili condizioni atmosferiche siano le più favorevoli per i “branchi” a intraprendere la caccia o, “scendendo dalle montagne”, ad avvicinarsi alle greggi e alle abitazioni, seminando paura e distruzione. Questo è il tempo in cui è meglio starsene a casa, al caldo e al sicuro. Io invece ho scoperto che il tempo da lupi è ben altra cosa. E la differenza sta tutta in quel da. Per me il tempo da lupi è “quella preziosa porzione di esistenza che uno fatica a ritagliare nella frenetica vita moderna e da dedicare tutta alla ricerca di un’esperienza diretta con la selvaticità”.


ALCUNI NOSTRI PENSIERI

Come Radici. Come Ali. Come Libertà

Io sono ucciso ma mai distrutto. Io sono il Lupo [VIDEO]

Il respiro dei miei pensieri

Il Sentimento delle Vette

Viaggia nella Natura come simbolo dello spirito

Sii te stesso, sii unico, sii vero, sii libero.

L’odore del Selvatico

Il Vento delle Vette